LE MIE RAPPRESENTAZIONI

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DON PIERINO

Il film, girato quasi per intero presso la Comunità Incontro di Amelia (Tr), vede l'attore Fernando Altieri – già interprete di Oscar Luigi Scalfaro ne “Il divo” di Paolo Sorrentino – nel ruolo di Don Pierino, il quale sin dall'inizio ha acconsentito alla realizzazione del film dando l'autorizzazione ad effettuare le riprese presso il Molino Silla, sede della Comunità Incontro.
Nell'ultimo giorno di riprese, Don Gelmini si è intrattenuto con la troupe volendo conoscere di persona l'attore che interpreta la sua figura, avendo modo di apprezzarne l'estrema somiglianza.
Il lungometraggio sarà presentato in anteprima per la stampa e le autorità al Citiplex Politeama Lucioli di Terni il 1 aprile alle ore 21. Le proiezioni proseguiranno successivamente fino al
SCHEDA DEL FILM:
    
Titolo:Don Pierino
Durata:85', colore
Anno di produzione:2011
Formato:2,35:1 letterbox anamorfico
Sceneggiatura e regia:Andrea Sbarretti
Cast:Fernando Altieri. Vania Ficola, Alessandro Samsa, Matteo Cecchini, Barbara Mantini, Roberto Rosati, Sandro Fiorelli, Gianluca Celi, Gianluca Nasi, Greta Gernini, Roberto Bracoloni, Gianni Neri, Domenico Benedetti Valentini.

SINOSSI

 
A Roma, nel lontano 1963, un sacerdote incontra Alfredo, ragazzo che cambierà il corso della sua vita.
Quel sacerdote è Don Pierino Gelmini, il quale tiene a precisare di sentirsi un sacerdote e non un prete, poiché la figura del prete evoca in lui l'idea di un professionismo religioso da cui il sacerdozio, al contrario esperienza di dedizione quasi missionaria agli altri, si differenzia.
La religione è vista cioè da Don Pierino un fatto burocratico, mentre la vera fede in Dio impone una vita vissuta all'insegna del totale perseguimento del bene altrui.
Dapprima a Roma, poi nella Comunità Incontro di Amelia, inizia così ad accogliere ragazzi finiti nel tunnel della tossicodipendenza tentandone il recupero.
Si trova però a dover fronteggiare non pochi ostacoli di varia natura, ad iniziare dalle resistenze delle istituzioni, a cui “il don” rimprovera di distribuire, attraverso i Sert, quello che egli definisce una “droga di stato”: il metadone.
Il suo atteggiamento anticonformista lo porterà poi a scontrarsi con diverse personalità, sia politiche che ecclesiastiche, con conseguenze che investiranno anche la sua vita privata e che sfoceranno nelle note vicende giudiziarie.
 

DICHIARAZIONI DEL REGISTA


 
Credo di aver ricreato un personaggio che si avvicina di molto all'originale nelle movenze, nello sguardo, nel modo di parlare. Insomma un film che racconta un Don Pierino dal di dentro, grottesco, a tratti ironico a tratti duro, ma sicuramente vero, anticonvenzionale e persino un po' anticlericale.
Il film è caratterizzato da uno stile curato, con dialoghi sottili che andranno a svelare la profonda introspezione psicologica ed il carattere deciso del sacerdote.
Ho lavorato molto sulla sceneggiatura, poiché il mio timore era quello di mettere in bocca a Don Pierino frasi che non avrebbe mai pronunciato. Ho avuto dunque cura di leggere i suoi libri, le riviste e gli opuscoli in cui esprime i suoi pensieri. Ho cercato altresì di capire come funziona realmente la Comunità Incontro recandomi decine di volte al Molino Silla e negli altri centri presenti in Umbria. Ho parlato con i ragazzi ospiti, con i collaboratori e con Don Pierino stesso, il quale mi ha dato sin da subito, sin dal primo colloquio avvenuto due anni fa, il permesso a girare il film presso la comunità.
Penso di avere quindi estrapolato un Don Pierino a tratti sicuramente duro, ma capace di commuoversi di fronte a un fiore. Insomma un personaggio determinato, forte, dai modi decisi ma affabili, in una parola un personaggio, questo è il termine giusto, ottenuto calcando a volte la mano, ma giusto il tanto che basta per delinearne meglio i contorni, per renderli più visibili e per attribuire un taglio comunque cinematografico, cioè interessante anche per lo spettatore. Un film, alla fine dei conti, resta infatti pur sempre un prodotto destinato al pubblico, e al pubblico deve piacere.
Con Fernando Altieri c'� stato un lungo lavoro per studiare e mettere a punto gli atteggiamenti del sacerdote, il suo modo di camminare, l'intercalare della voce. Insieme abbiamo visionato decine di filmati del “don”, provato e riprovato le scene fino allo sfinimento. Non è un caso se il progetto è partito due anni fa; proprio la difficile ricerca del volto giusto ha fatto slittare il tutto di diversi mesi. Alla fine però gli sforzi sono stati ripagati, quando, durante le riprese, è successo che un ragazzo della comunità si sia rivolto a Fernando credendolo il Don Pierino vero. In quel momento ho provato un'immensa soddisfazione.
La scelta di un protagonista un po' più giovane degli attuali 86 anni di Don Pierino è dovuta al fatto che il film vuole rappresentare al meglio l'intera epopea del religioso di Amelia, per cui ho ritenuto opportuno orientarmi su un'età intermedia tra quella attuale e quella che ha reso celebre il sacerdote nel mondo. Serviva cioè un personaggio forte e grintoso,
Per quanto riguarda la realizzazione, il mio desiderio era quello di sfruttare le geometrie ordinatissime della comunità, utilissime per il mio gusto di prospettive futuriste nelle inquadrature, e diventava quindi indispensabile girare il film presso il Molino Silla. Volevo inoltre una storia fedele a quanto avviene nella realtà; non ho inventato nulla. Ambientare il film in un luogo che non fosse la Comunità Incontro significava realizzare un film falso, e per rendere invece il lavoro il più veritiero possibile ho colto dei momenti di vita reale girando le scene durante l'attività ordinaria della comunità. Nel montaggio finale troveranno pertanto spazio delle scene vere, in un mix tra fiction e documentario.

Cinemaitaliano.info


“Senza presunzione, credo di aver fatto un capolavoro”.
Sono queste le prime parole che il regista del film Andrea Sbarretti, ha dichiarato testualmente al produttore Doriano Morani, impaziente di conoscere l'esito dell'opera in cui ha investito molto tempo e denaro. "E se lo dice Andrea " - spiega Morani – "che è uno iper pignolo e che non è mai soddisfatto di niente, deve essere vero".
E si, perché si vocifera che sul set Sbarretti sia un vero e proprio generale e che abbia una cura maniacale nella costruzione della scena, pretendendo il massimo da tutti … un po' come fa Don Pierino, del resto. E quindi chi meglio di lui avrebbe potuto portare sullo schermo la parabola del prete antidroga più famoso d'Italia? Ricordiamo che Don Pierino Gelmini, fondatore della Comunità Incontro con sedi in tutto il mondo, ha salvato circa 400.000 ragazzi dalla droga, nei suoi 50 anni di lavoro.

"È un film" – dichiara Andrea Sbarretti – "che racconta un Don Pierino dal di dentro . Credo di aver ricreato un personaggio, veramente simile all'originale, nelle movenze, nello sguardo, nel modo di parlare".
E per far ciò, il regista ha scelto un interprete straordinario: Fernando Altieri, 73 anni, con un curriculum di assoluto rispetto. Con Altieri, c'è stato un lungo lavoro, per collaudare gli atteggiamenti del Sacerdote, il modo di camminare, l'intercalare della sua voce. Insieme hanno studiato decine di filmati del parroco; provato e riprovato fino allo sfinimento. Non è un caso se il progetto è partito ben 2 anni fa. A dire il vero, Andrea Sbarretti ha fatto decine e decine di casting, senza mai trovare un attore che lo convincesse appieno.

E dopo una grossa ricerca, finalmente ha trovato quello giusto. Il progetto doveva essere finito già da tempo, ma proprio la difficile ricerca del volto giusto, ha fatto slittare tutto di diversi mesi. "Se devo fare un film con un attore che non mi convince, preferisco non farlo" – dichiarò il regista.

Fernando Altieri ha soddisfatto un po' tutti. Il regista per primo, che come accennato sopra, ormai si è fatto la nomina di uno incontentabile. Ha soddisfatto il produttore, che ha colto la sua bravura nella recitazione e soprattutto nella immedesimazione nel personaggio. Ha soddisfatto la troupe, che ha avuto modo di lavorare con un professionista serio, puntuale e preparatissimo. E soprattutto… pensate un po', ha soddisfatto pure Don Pierino, che nell'ultimo giorno di riprese, ha voluto conoscere Altieri. Don Pierino, pur mantenendo una certa cautela nei confronti dell'opera, ha manifestato il suo apprezzamento nei confronti di Fernando Altieri.

La somiglianza tra i due è notevole, tanto che, durante le riprese al Molino Silla, un ragazzo della Comunità ha scambiato Fernando Altieri per Don Pierino originale. Don Pierino è curioso di vedere il film: ha chiesto a Andrea Sbarretti di poterlo vedere quanto prima, ma quest'ultimo ancora non lo vuole far circolare, probabilmente per aggiustare le ultime cose nel montaggio.

Si è scelto un protagonista un po' più giovane degli 86 anni che attualmente ha Don Pierino. La scelta è dovuta dal fatto che il film deve rappresentare al meglio l'intera epopea del religioso di Amelia, difatti Andrea Sbarrettia, proprio per ottenere l'effetto desiderato ha scelto un'età di mezzo tra quella attuale e quella in cui ha reso celebre il sacerdote in tutto il mondo. Serviva un personaggio forte e grintoso, per cui alzare troppo l'età dell'attore, sarebbe stato controproducente alla causa.

"Ho lavorato molto sulla sceneggiatura," - afferma il regista - "poiché la mia paura era quella di mettere in bocca a Don Pierino, delle frasi che lui non avrebbe mai detto. Ho letto tutti i suoi libri, i suoi giornalini, gli opuscoli. Ho cercato di capire come funziona realmente la Comunità Incontro. Sono andato decine di volte al Molino Silla e negli altri centri presenti in Umbria, ho parlato con i ragazzi ospiti, con i collaboratori di Don Pierino e con Don Pierino stesso, il quale mi ha dato fin da subito il permesso di girare il film in Comunità. Credo che abbia avuto fiducia di me, fin dal primo colloquio avuto 2 anni fa. D'altronde a lui con la sua esperienza, basta un'occhiata per capire chi ha di fronte. Il mio desiderio era quello di sfruttare le geometrie ordinatissime della Comunità, utilissime per il mio gusto di prospettive futuristiche nelle inquadrature. Diventava quindi indispensabile girare il film presso il Molino Silla. Volevo inoltre una storia fedele a ciò che avviene nella realtà. Non mi sono inventato nulla. Ambientare il film su un altro posto che non sia stato la Comunità Incontro, significava fare un film falso. Inutile. E per rendere il lavoro più veritiero, ho colto dei momenti di vita reale, girando le scene mentre dietro, scorreva l'attività dei ragazzi. Nel montaggio finale andranno quindi delle scene reali, in un mix tra fiction e documentario".

"Il film quindi, inevitabilmente ha assorbito le regole ferree che vigono presso il centro, divenendo un film particolarmente ordinato, geometrico, per certi versi silenzioso. In Comunità vige un silenzio estremo. Non si urla, non si sprecano le parole. E nel film ogni minima parola è ben calibrata. Del resto, io odio i film logorroici. Amo sviluppare i miei film attraverso le immagini, piuttosto che attraverso i dialoghi. A mio avviso, chi sviluppa la narrazione di un film prevalentemente tramite la parola, ha una carenza di immaginazione visiva. E questo è grave per un regista, poiché un regista deve innanzitutto creare un mondo fatto di immagini".


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